Quando il cibo diventa un pensiero fisso

Carlo Tara • 20 marzo 2025

Quando il cibo diventa un pensiero fisso: comprendere i Disturbi del Comportamento Alimentare


Mangiare è un gesto quotidiano, automatico, naturale. Ma per alcune persone diventa invece un campo di battaglia silenzioso. I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) non si manifestano solo attraverso la quantità di cibo ingerito o evitato, ma anche — e soprattutto — nel modo in cui il cibo viene vissuto, pensato, temuto.


Si tratta di condizioni complesse, che vanno ben oltre “il voler perdere peso” e che meritano ascolto, delicatezza e un percorso terapeutico costruito con attenzione.



Cos’è un disturbo alimentare?


Un DCA è una condizione in cui il comportamento alimentare è alterato e vissuto con forte disagio. Può manifestarsi attraverso restrizioni estreme, abbuffate, vomito autoindotto, uso eccessivo di lassativi, ma anche tramite pensieri ossessivi sul cibo, sul corpo e sul controllo.


Tra i disturbi più comuni troviamo:

• Anoressia nervosa

• Bulimia nervosa

• Disturbo da alimentazione incontrollata (BED)

• Alimentazione selettiva o evitante

• Ortoressia (fissazione per il cibo sano)


Ma esistono anche forme meno “definite”, che non rientrano nei criteri diagnostici classici e che spesso passano inosservate.



Numeri e realtà: una condizione diffusa, ma invisibile


I DCA sono in aumento, soprattutto tra adolescenti e giovani adulti, ma non solo. I dati più recenti ci dicono che in Italia oltre 3 milioni di persone soffrono di disturbi alimentari, e che l’esordio si verifica sempre più spesso in età precoce.


Il problema? Molti non chiedono aiuto. Per vergogna, senso di colpa, paura di non essere compresi.


Per questo è importante parlarne con rispetto e senza giudizio.



Il ruolo della nutrizionista in un percorso di cura


Chi soffre di un DCA spesso ha un rapporto conflittuale non solo con il cibo, ma con il proprio corpo, con le emozioni e con il senso di controllo. Il lavoro della nutrizionista non è “prescrivere una dieta”, ma creare un alleanza di fiducia in cui la persona possa sentirsi al sicuro.


In un percorso nutrizionale mirato, lavoriamo per:

• Ricostruire la percezione del corpo e dei segnali di fame/sazietà

• Togliere il giudizio dal cibo

• Ridare spazio al piacere, all’equilibrio e alla varietà

• Inserire gradualmente alimenti temuti o evitati

• Integrare il lavoro con psicologi o terapeuti, quando necessario



Non serve “stare peggio di altri” per chiedere aiuto


Una delle convinzioni più dannose è: “Non sto così male, non ho bisogno di una nutrizionista o di un terapeuta”. Ma i disturbi alimentari, anche se non ancora diagnosticati, possono iniziare in modo sottile, con un disagio che si fa spazio nella quotidianità: la paura di mangiare fuori casa, la rigidità nelle porzioni, il senso di colpa dopo i pasti, l’ossessione per la bilancia.


Tutte queste sono spie emotive da non ignorare.



Ascolto, rispetto, accoglienza


Lavorare con i disturbi alimentari significa costruire una relazione basata sull’ascolto. Non ci sono protocolli fissi: ogni persona ha una storia, e ogni storia va accolta con cura. Il primo passo non è “cambiare alimentazione”, ma iniziare a cambiare il modo in cui la si vive.



📩 Se senti che il cibo è diventato un pensiero costante, se il tuo rapporto con l’alimentazione ti crea disagio o ti toglie libertà, puoi contattarmi per una consulenza.

Insieme possiamo costruire un percorso nutrizionale che parli di cura, non di controllo.

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